Buoni postali e titoli di Stato fuori dall’Isee: conviene rifarlo?

Buoni postali e titoli di Stato fuori dall’Isee: conviene rifarlo?

Previdenza e fisco | Servizi TV

30/04/2025



È entrata in vigore in primavera la norma che esclude dal calcolo Isee Bot, Btp, Cct, Buoni fruttiferi e Libretti di risparmio postale: con l’aiuto del Caf Cisl vediamo se è utile rifare l’Isee

In primavera è entrata in vigore una importante novità sull’ISEE: i titoli di Stato e alcuni strumenti di risparmio non sono più inclusi nel suo calcolo. Chi non ha ancora presentato l’ISEE in questo 2025 potrà usufruire di questo cambiamento, ma per chi l’ha già fatto si pone la domanda “conviene rifarlo o no?”. In questo articolo diamo dei chiarimenti, che abbiamo portato in tv anche con un servizio su TV Box andato in onda il 30 aprile e il 1° maggio, con il contributo di Riccardo De Stefani, responsabile fiscale Caf Cisl Padova Rovigo, e Francesco Bisognano, coordinatore del Dipartimento Previdenza della Fnp Veneto.

LA “NUOVA” NORMA

La Legge di Bilancio 2024 aveva previsto che per il calcolo dell’Isee non sarebbero più stati presi in considerazione alcuni titoli di Stato e strumenti di risparmio, con una franchigia di 50mila euro. In pratica, i soldi che le famiglie hanno investito in Bot (Buoni ordinari del Tesoro), Btp (Buoni del Tesoro Poliennali), Cct (Certificati di Credito del Tesoro), o accantonato in Buoni fruttiferi postali (inclusi quelli trasferiti allo Stato) e Libretti di risparmio postale non devono più essere inseriti nella DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica), che è il documento necessario al calcolo dell’Isee.

Tuttavia, il decreto che recepisce questa norma vecchia più di un anno è stato emanato a gennaio, è entrato in vigore il 5 marzo e ad aprile sono stati aggiornati tutti gli strumenti operativi e informatici per elaborare in modo corretto le nuove dichiarazioni. Per chi ha già presentato l’ISEE, il documento resta ovviamente valido, ma se si è titolari dei titoli di Stato o degli strumenti di risparmio citati prima (relativi al 2023), il dubbio è se rifarlo o no. A marzo, in sede di tavolo tecnico tra ministeri, Inps, Agenzia delle Entrate e Consulta dei Caf, era stata proprio quest’ultima a stimare che 2 delle 7 milioni di famiglie che avevano già presentato l’Isee 2025 sarebbero state potenzialmente interessate dal dover rifare la DSU per avere un ricalcolo a loro favore dell’indicatore.

AGGIORNARE O NO L’ISEE

In generale, un Isee aggiornato garantisce un calcolo più equo, e permette potenzialmente anche di accedere a maggiori benefici: l’abbassamento dell'Indicatore grazie all'esclusione dei titoli di Stato potrebbe aumentare, per esempio, le agevolazioni per il bonus nido, oltre che un riposizionamento nelle fasce di erogazione dell’Assegno Unico Universale (AUU), o nelle graduatorie di qualche servizio offerto dagli enti locali. Tuttavia, per capire se sia utile rifare l’indicatore, è possibile provare il simulatore sul sito dell’Inps: se l’importo che esce è sensibilmente diverso e contribuirebbe a un miglior accesso ai servizi e alle agevolazioni che si intendono chiedere, vale la pena rifarlo.

Attenzione, però, che, se ci si rivolge a un Caf, il servizio diventa a pagamento: ministero, Agenzia delle Entrate e Inps, infatti, hanno stabilito che si tratta della compilazione di una seconda DSU (anche se è il risultato di un cambio di regole in corsa) e, quindi, fuori dalla copertura gratuita garantita dai centri di assistenza fiscale per il primo accesso al servizio. Per gli iscritti alla Cisl la compilazione della DSU resta un servizio erogato dal Caf sempre in modo gratuito.