I temi sociali più importanti da affrontare con la nuova Giunta Regionale: la solitudine al primo posto

Salute e Prevenzione | Servizi TV

03/12/2025



All’indomani dell’elezione del presidente Alberto Stefani, abbiamo riepilogato in tv cosa abbiamo intercettato con le nostre ricerche e l’obiettivo di promuovere la “filiera della cura”

 

Il neopresidente della Regione Veneto ha annunciato che riporterà in Giunta un assessorato al Sociale, e per la Fnp Cisl Veneto questa è una buona notizia, dato che l’accorpamento delle deleghe sociale e sanitaria non ha portato i frutti sperati. Il 25 novembre, il giorno dopo i risultati delle elezioni regionali, siamo andati in onda su TV7 con voi – speciale sera con un approfondimento sui temi sociali secondo noi più stringenti, partecipazione che si può rivedere in questa pagina. Abbiamo ripreso il grande lavoro di studio fatto in occasione del nostro congresso ad aprile, un questionario al quale hanno risposto oltre 1.200 iscritti su tre temi che volevamo esplorare: la solitudine, il co-housing e l’invecchiamento attivo. Questa ricerca, abbinata ad altri approfondimenti sulla non autosufficienza, i caregiver familiari, le politiche di genere e la previdenza, ha contribuito a determinare il percorso sindacale che la Fnp Veneto vuole promuovere nel confronto a tutti i livelli: si deve cominciare a parlare di “Filiera della cura” con la “nuova” Regione, ma anche i futuri ATS. Perché due fattori si stanno già intersecando in modo problematico: quello demografico dell’invecchiamento della popolazione e quello sociale dell’aumento delle famiglie monocomponenti.

LA SOLITUDINE È IL PRIMO PROBLEMA

Un buon welfare significa dare servizi adeguati ai bisogni espressi dalla popolazione. E la nostra ricerca ci conferma che il primo problema da scongiurare per la popolazione anziana è la solitudine e l’isolamento Una ricerca doppiamente illuminante perché condotta tra iscritti Fnp, quindi tra iscritti al sindacato e, per questo, già con una certa sensibilità e conoscenza dei temi. Un preoccupante 11,8% degli anziani intervistati dichiara di non avere nessuno su cui fare affidamento in caso di necessità. E, tra chi vive solo/sola, la paura principale per il 53,7% è quella di avere un malore o un incidente e non ricevere aiuto immediato. Una percentuale che sale ancora di più, al 57,4%, tra le donne sole.

CO-HOUSING: ABITAZIONI CONDIVISE

Abbiamo sottoposto agli iscritti un questionario sul co-housing, cioè sulla possibilità di condividere con persone non della famiglia spazi abitativi progettati sin dall’inizio in senso comunitario. Il co-housing può essere uno dei tasselli per un invecchiamento sereno, ma abbiamo avuto la prova che è poco conosciuto, anche se desta curiosità. L’interesse a soluzioni di co-housing, infatti, è maggiore fra le donne (38%) rispetto agli uomini (24,4%). Se si ragiona in termini di servizi, comprensibilmente 2 pensionati su 3 ritengono essenziale una forma di assistenza sanitaria in loco in un co-housing per gli anziani, tuttavia sono molte le voci legate a servizi di tipo sociale con percentuali elevate: co-housing significa non rimanere soli (cfr. aggregazione, socializzazione, sicurezza).

INVECCHIAMENTO ATTIVO

I pilastri dell’invecchiamento attivo sono partecipazione, salute (screening, vaccinazioni, corretto uso dei farmaci, attività fisica, alimentazione sana) e sicurezza. Con la nostra indagine abbiamo indagato tra gli iscritti le loro abitudini: abbiamo visto controlli medici abbastanza regolari per 2 anziani su 3 e un’attività sociale abbastanza frequente ancora per 2 anziani su 3. Questo perché la nostra platea è sensibilizzata, ma se guardiamo il dato nazionale rilevato dall’Istituto superiore di sanità con la sorveglianza Passi d’Argento, vediamo che il 72,3% degli anziani veneti afferma di non avere la possibilità di partecipare ad attività sociali. Tra i nostri iscritti, come detto, quelli che affermano di avere difficoltà a svolgere attività fisica o ad avere una vita sociale sono pochi, tuttavia è illuminante vedere quali sono queste difficoltà: se le occasioni di socialità “costano” o sono “difficili da raggiungere”, ecco che nascono domande sull’effettiva offerta dei servizi nelle comunità, anche più piccole.