Previdenza e fisco | Servizi TV
09/03/2023
Ospite Giancarlo Pegoraro, segretario regionale Fnp Veneto, e Riccardo De Stefani del Caf Cisl Padova Rovigo
Con marzo anche i pensionati con un assegno lordo superiore a 2.100 euro al mese hanno visto riconosciuta, con gli arretrati, la rivalutazione per il 2023. Ed è in corso, non senza intoppi, il tavolo di confronto con il Ministero del Lavoro per arrivare alla tanto auspicata riforma definitiva dell’intero sistema previdenziale la cui tenuta, senza riforme lungimiranti, è a rischio. Nell’ultima puntata di “Parliamo di…”, andata in onda il 4 marzo e che qui potete rivedere, abbiamo voluto ragionare su quale sia l’orizzonte previdenziale che attende i futuri pensionati, e perché alcune scelte non sono più rimandabili dato che le previsioni da qui a 20 anni sono fosche, se la situazione sociale e occupazionale resta la stessa.
In apertura, grazie alla collaborazione del Caf Cisl, abbiamo dedicato una finestra informativa sullo stato dell’arte del Decreto Cessioni che sta creando molta confusione tra chi ha intrapreso, o vuole intraprendere, dei lavori nella propria casa.
ORIZZONTE PREVIDENZIALE: LE RIVALUTAZIONI
Con la pensione di marzo sono state riconosciute, con gli arretrati, le rivalutazioni per il 2023 anche per i titolari di pensione superiore a 4 volte il trattamento minimo (cioè da 2.100 euro lordi al mese): la sintesi delle percentuali di rivalutazione è in questo articolo.
Come Fnp ricordiamo che per questa Legge di Bilancio abbiamo adottato la linea del pragmatismo, sapendo che c’erano pochi spazi di manovra. Oltre alla difesa delle pensioni basse, il sindacato ha insistito per la tutela delle pensioni medie da 2.100-2.600 euro, che nella prima stesura avevano una rivalutazione ancora più bassa. Ovviamente non siamo contenti che per farlo siano state penalizzate di più le pensioni più alte, ma perlomeno stavolta sappiamo dove sono andati in soldi “tolti”.
In tutte le sedi competenti, tuttavia, stiamo portando avanti la battaglia per avere la certezza che le rivalutazioni siano sempre agganciate all’inflazione effettiva e piene per ogni fascia d’importo. Perché le rivalutazioni sono l’unico modo per far sì che una pensione possa mantenere nel tempo il suo potere d’acquisto.
LA PREVIDENZA È LEGATA A DOPPIO FILO ALL’OCCUPAZIONE
In Veneto i pensionati sono quasi 1,3 milioni, in lieve maggioranza donne: il 72% è sotto i 2.000 euro lordi, quindi con una pensione bassa. Nel dettaglio di genere, l’82% delle donne percepisce una pensione fino a 2.000 euro lordi.
Con l’invecchiamento della popolazione, la denatalità, il lavoro precario, la disoccupazione dei giovani e delle donne, tutto ciò combinato a un sistema previdenziale di tipo solo contributivo, questa fotografia di oggi sarà anche quella di domani, ma in peggio. Perché il sistema previdenziale italiano è di tipo solidaristico: con i contributi i lavoratori di oggi sostengono chi non lavora (i più giovanissimi) e chi ha finito di lavorare (i pensionati).
Noi oggi cominciamo a vedere gli inizi della crisi demografica: per essere in equilibrio economicamente e socialmente, una società deve avere 2 persone attive per ogni persona non attive. Significa 2 persone in età da lavoro (14-64 anni) per ogni persona non in età da lavoro (0-14 e over 65). Si chiama “indice di dipendenza strutturale” ed è espresso in percentuale: l’ideale è 50%. Noi oggi (dipendenza al 57%) abbiamo una situazione simile al 1982 (53%): critica ma non difficile. Ma siamo agli inizi della crisi perché i giovanissimi oggi sono la metà di 40 anni fa e gli anziani sono il doppio. Se continua così non c’è ricambio generazionale.
Inoltre, abbiamo un’occupazione bassa e spesso non di qualità dal punto di vista contrattuale e remunerativo. Oltre che un lavoro sommerso che, sul dato veneto, parla di 200mila lavoratori in nero, che generano 76 miliardi di euro di economia “invisibile” Guardando i tassi di occupazione generale, l'Italia (58,2%) è indietro di molto rispetto alla media dei paesi Ue (68,4%), mentre il Veneto (65,7%) ha valori simili a quelli europei. Ma se andiamo nel dettaglio di genere, è il dato dell’occupazione femminile che allarma di più: lo scalino tra occupati uomini e donne è nel Paese di 17 punti percentuali (uomini occupati al 67,1%, donne al 49,4%), il Veneto non va molto meglio con uno scarto di quasi 16 punti (73,5% degli uomini occupati, 57,7% delle donne), mentre nella Ue è la differenza è meno di 10 punti percentuali (73,4% uomini occupati, 63,4% donne).
LA PENSIONE È UN PROGETTO CHE DEVE POTER ESSERE COSTRUITO
Al momento, tra le soluzioni anticipate valide solo per il 2023 e le soluzioni ordinarie e anticipate valide sempre, ci sono 8 modalità per andare in pensione, ciascuna con molti paletti e distinguo al suo interno. Come Fnp riteniamo che non sia possibile rimanere ogni anno appesi alla Legge di Bilancio per sapere se alcune forme di pensione saranno mantenute o no. Per questo è necessaria una riforma strutturale che dia certezze di lungo termine: uno quando lavora deve poter aver chiaro il suo orizzonte previdenziale, in base a ciò che fa perché i lavori non sono tutti uguali.
FINESTRA INFORMATIVA SUL DECRETO CESSIONI
Il Decreto Cessioni del 16 febbraio, con effetti esecutivi immediati e che deve comunque essere convertito dal Parlamento, ha eliminato la possibilità dello sconto in fattura o della cessione del credito per tutte le spese relative alla casa che possono godere dei vari bonus fiscali (superbonus, risparmio energetico, ristrutturazione etc.). Le spese che, quindi, sono e saranno sostenute dal 17 febbraio potranno essere portate solo in detrazione.