Confronto Governo-sindacati: la flessibilità in uscita deve avere meccanismi certi

Confronto Governo-sindacati: la flessibilità in uscita deve avere meccanismi certi

Attività sindacali | Previdenza e fisco

11/02/2020



Si è tenuto il 10 febbraio il terzo tavolo tecnico fra Ministero del Lavoro e sindacati a livello unitario

Si è tenuto il 10 febbraio il terzo dei quattro tavoli tecnici concordati fra Governo e sindacati per gettare le basi di una riforma complessiva del sistema pensionistico italiano. In questo appuntamento si è discusso della flessibilità in uscita, per discutere di proposte che diano ai lavoratori un orientamento certo e a medio-lungo termine, almeno un decennio, su come andare in pensione. In modo che ciascuno possa costruire il proprio progetto senza aspettarsi cambiamenti di anno in anno. Per la Cisl al tavolo hanno partecipato il segretario generale aggiunto Luigi Sbarra e il segretario confederale Ignazio Ganga.

Per i sindacati alcuni capisaldi sono:

  • Andare in pensione a partire da 62 anni, con un meccanismo che preveda che al crescere dell'età diminuisca il numero di contributi.
  • 41 anni di contributi a prescindere dall'età bastino per godersi il diritto alla pensione.
  • Estensione della platea del lavoro usurante e gravoso e continuità strutturale all'Ape Sociale.
  • Eliminare o ridurre le soglie minime sulle pensioni anticipate che oggi impongono di raggiungere 2,8 volte l'assegno sociale per chi ha 64 anni con 20 di contributi e 1,5 volte per chi ne ha 67.

La questione femminile è stata ampiamente trattata, affinché negli anni venga azzerato il gender gap che si è creato nel lavoro prima e nelle pensioni poi: in Italia mediamente le donne hanno una pensione inferiore di un terzo rispetto agli uomini, e ciò è dovuto principalmente alle interruzioni nella vita lavorativa per seguire la famiglia. Il problema centrale - hanno sottolineato i sindacati - resta quello di creare pari condizioni di ingresso, permanenza e competizione nel mercato del lavoro.

Le proposte:

  • il riconoscimento di almeno un anno di anticipo per figlio;
  • la valorizzazione del lavoro di cura, vera e propria voce di welfare informale;
  • il ripristino degli incentivi sulla contrattazione aziendale per la conciliazione;
  • il consolidamento della fiscalità di vantaggio per le aziende che assumono donne;
  • il rafforzamento dei congedi;
  • un grande investimento sui servizi all'infanzia.

Il resoconto completo dell'incontro a questo link.