Padova | Rovigo
28/11/2024
Il 27 novembre convegno della Fnp Padova Rovigo “I disagi sommersi nelle fasi della vita della donna”, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
Quante forme di violenza subiscono le
donne e cosa rende le vittime così vulnerabili? In occasione della giornata
internazionale su questo tema, la Cisl e la Fnp Cisl Padova Rovigo
hanno voluto affrontarlo da un punto di vista non convenzionale, con un convegno
intitolato “I disagi sommersi nelle fasi
della vita della donna”, svolto nella sala della parrocchia di San Giacomo
a Monselice. L’incontro è stato aperto dai saluti dei segretari generali della
Cisl Padova Rovigo Samuel Scavazzin e della Fnp Giulio Fortuni. «Sembra assurdo che ci debba essere una
giornata per sottolineare che la violenza contro le donne è un male – ha
detto Scavazzin – Vuol dire che non dobbiamo mai mollare nella
tutela della persona, nella difesa dei suoi diritti e nell’affermare il valore del rispetto come fondamento
della convivenza civile. Non possiamo dare nulla per scontato, né smettere
di condannare certi atteggiamenti, che qualcuno giudica ancora, erroneamente,
innocui. Un sindacato di prossimità come il nostro, affermando i propri valori
nel lavoro e nella famiglia, può innescare quel cambiamento culturale
necessario ad estirpare le radici di ogni discriminazione e di ogni violenza».
E Giulio Fortuni ha aggiunto: «Delle tante pagine tristi della storia che
noi anziani abbiamo visto nel corso degli anni, questa della violenza di genere
è una delle peggiori. È difficile comprendere come un uomo possa voler fare del
male a una donna ed è un atteggiamento che si combatte soltanto diffondendo una
cultura del rispetto, della parità e dell’uguaglianza. Il patriarcato, che esiste ed è riconducibile ai femminicidi, continua a tramandarsi in una dimensione
diversa, che va combattuta in ogni sua forma».
QUALI
SONO I DISAGI DELLE DONNE
Il tema è stato introdotto dalla
segretaria territoriale della Fnp Cisl
Padova Rovigo Patrizia Cassetta. «Per combattere la violenza contro le donne, di strada in questi anni
ne è stata fatta, ma tanta resta ancora da fare, perché molte cose non sono
cambiate. Dobbiamo entrare nel merito delle
ragioni che scoraggiano le donne dall’utilizzare le tutele a loro disposizione.
Vogliamo capire perché certe donne non riescono a uscire da una fase di disagio
che si protrae finché non si arriva al peggio. I disagi cominciano con
l’adolescenza, quando emergono le prime difficoltà a relazionarsi in modo
diverso con i propri coetanei e le prime incomprensioni in famiglia. Inizia
così un disagio, che se non si riesce a colmare, rischia di esplodere».
I
DATI DELLA DISPARITÀ DI GENERE
La disparità di genere è confermata
dai dati Inas, illustrati dal coordinatore Jacopo Arca. Sono
stati comparati quelli del 2023 e del 2024 raccolti dal patronato Cisl a Padova
e a Rovigo e quelli dell’Inps. I congedi parentali facoltativi,
che danno una retribuzione più bassa rispetto a quelli obbligatori, sono stati
richiesti all’Inas di Padova da 276 persone nel 2024 e 281 nel 2023. «Cifre analoghe, ma nel 2024 la percentuale
delle donne è aumentata – ha sottolineato Arca – passando dal 67% nel
2023 al 76% di quest’anno. Rovigo presenta dati analoghi, ma non un incremento
della percentuale femminile, passata 77 del ’23 al 75 del ’24. C’è un
peggioramento a Padova e un leggero miglioramento a Rovigo, ma la tendenza è
quella». Le cose cambiano per i permessi per la legge 104, che
non comporta variazione di stipendio: sia a Padova che a Rovigo, le richieste
si dividono quasi equamente tra uomini e donne (a Padova 51% uomini e 49 donne
nel 2023 e 50 e 50 nel 2024, a Rovigo 54 a 46 nel 2023 e 52 a 48 quest’anno).
Le differenze più rilevanti si riscontrano nei dati Inps sulle pensioni.
Le richieste di pensione ordinaria nel 2023 sono divise circa equamente tra
uomini e donne, in entrambe le province. Ma a Padova gli importi medi per le
donne ammontano a 1.007 euro contro i 2.047 degli uomini nel settore privato e
a 1.816 contro 2.717 nel pubblico. A Rovigo, la differenza nel privato va da
875 per le donne a 1.773 per gli uomini e nel pubblico da 1.756 a 2.303. «Per l’assegno sociale, che richiede redditi
molto bassi, la differenza è notevole, in entrambe le province. Nell’insieme,
cambiano gli importi medi delle pensioni, ma non la forbice tra gli importi di
uomini e donne», ha concluso Arca.
SCARSA
ATTENZIONE PER IL RUOLO DELLA DONNA
Disparità che si aggiungono alla
scarsa attenzione per il ruolo della donna, come ha sottolineato la psicologa e psicoterapeuta Marisa
Martinelli. «La gravidanza è un periodo da tutelare. Spesso le donne sono
lasciate sole o subiscono pressioni sociali e lavorative. Non mancano casi in
cui una donna ha tenuta nascosta la gravidanza sul luogo di lavoro. Promuovere un ambiente di supporto è
fondamentale. I bisogni non vengono riconosciuti. La donna che lavora va
incontro a pressioni sociali e culturali, ad un eccessivo carico di lavoro
nella gestione delle attività domestiche, alla mancanza di supporto e a diverse
forme di disparità, come divario salariale. Si sente svalorizzata, prova sensi
di colpa e stress emotivo e deve affrontare una lotta interna che è
dispendiosa. È necessario modificare la mentalità nella gestione della
quotidianità, con interventi per attivare la mente creativa, il pensiero
flessibile e l’innovazione. Le donne – ha concluso Martinelli – devono prendersi cura di se stesse, in ogni
età».
VIOLENZA
COME FENOMENO CULTURALE
Mariasole Rizzi,
assistente sociale del Gruppo Polis, ha definito la violenza sulle donne
«un fenomeno culturale, particolarmente
esteso e in larga parte sommerso. Negli ultimi anni le richieste arrivate al numero nazionale antiviolenza sono aumentate
– ha osservato – e questo ci conferma che
dobbiamo continuare a parlarne. Spesso ne sentiamo parlare in occasione di atti
estremi. La rappresentazione che i media ci danno è quella di una violenza
fisica, ma è come la parte emersa di un iceberg: femminicidi, abusi sessuali,
aggressioni fisiche, urla e minacce. Ma c’è una parte importante di sommerso. Ci sono la manipolazione, il linguaggio
sessista, la minimizzazione della violenza, il ricatto emotivo. C’è il
tentativo di annullare l’autonomia, dove si innescano dinamiche di controllo e
di potere. La prima cosa che dobbiamo fare è riconoscere la violenza: fisica,
sessuale, economica, istituzionale, ostetrica, psicologica e digitale. I
modelli che vengono indicati alle donne fin da bambine incidono sulle loro
scelte personali. Stereotipi e luoghi
comuni che ci portano a credere meno in noi stesse. Riconoscere la violenza
è un passaggio cruciale per il cambiamento».