La Fnp Padova Rovigo si confronta sull’autonomia differenziata: rischi, opportunità, implicazioni

La Fnp Padova Rovigo si confronta sull’autonomia differenziata: rischi, opportunità, implicazioni

Padova | Rovigo

24/06/2024



Tema del Consiglio generale del 24 giugno. Presenti anche il segretario generale Fnp Emilio Didonè, e la segretaria generale Fnp Veneto Tina Cupani

Quale futuro si prospetta per i diritti dei cittadini con l’attuazione della legge sull’autonomia differenziata? E quali scenari di configurano per le richieste delle Regioni sulle specifiche competenze? Se n’è parlato al Consiglio generale della Fnp Cisl Padova Rovigo, svoltosi il 24 giugno all’hotel Petrarca di Montegrotto Terme. Nella sua relazione introduttiva, il segretario generale del sindacato dei pensionati Cisl Giulio Fortuni ha illustrato i contenuti della legge e le posizioni politiche ad essa collegate, con le aspre polemiche che ne hanno segnato l’approvazione e le reazioni dei presidenti delle Regioni del Nord.

«In questo mesto panorama costellato da incoerenza e da opportunismi politici di bassa lega – ha osservato Fortuni – la nostra Cisl tiene un profilo attento ai diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione, con atteggiamento non pregiudiziale e con un approccio costruttivo». Per la Cisl, «la fase attuativa deve essere condivisa e concertata con le parti sociali, non imposta» e «i Lep, livelli essenziali delle prestazioni, che riguardano i diritti civili e sociali devono, come definito dalla Costituzione, essere garantiti e finanziati in modo uniforme sul territorio nazionale». La riforma inoltre, sottolinea Fortuni, «non può prescindere da adeguati meccanismi di solidarietà e di perequazione finanziaria per i territori con minore capacità fiscale, in osservanza del principio solidaristico sancito dalla Costituzione».

IL CONTRIBUTO TECNICO DI IVO ROSSI

La relazione sulla riforma è stata quindi tenuta da Ivo Rossi, già dirigente del ministero degli Affari regionali ed esperto del processo autonomista. «L’autonomia è stata caricata da una valenza simbolica straordinaria e il cittadino fatica ad orientarsi», ha esordito Rossi nel descrivere il percorso del regionalismo, che ha attraversato tutta la storia del Paese, dall’unità d’Italia alla riforma del titolo V, al referendum consultivo del 2017, «che ha avuto sempre come epicentro il Veneto. Il quesito era molto generico e ha aperto un dibattito che si è trascinato per anni», ricorda Rossi. Il tema che agita il dibattito è il cosiddetto residuo fiscale, cioè la differenza tra quanto una regione versa in termini di tasse e quanto riceve in servizi. «Il Veneto dice di volerlo trattenere. Il governo ha ritenuto che fosse necessario definire una legge quadro che sarebbe servita poi ad inquadrare ogni singolo negoziato. Le cosiddetta legge Calderoli, che ne è seguita, è frutto di profonde modifiche. La commissione Cassese ha esaminato le 23 materie per individuare le competenze che riguardano le materie Lep. La legge prevede che le risorse vadano erogate in termini di compartecipazione al gettito d’imposta generato in quel territorio. Facciamo l’esempio della pubblica istruzione, che è opinione diffusa debba rimanere in capo allo Stato. È prevista una ricognizione annuale fra risorse necessarie per il finanziamento delle funzioni di spesa nella regione e andamento del gettito dei tributi assegnati alla loro copertura. Le legge dice che i criteri per l’attribuzione delle funzioni, delle risorse umane e strumentali sono affidate alle singole intese. Ma i criteri generali devono essere unitari».

Un cenno storico è venuto anche dal segretario generale della Cisl Padova Rovigo Samuel Scavazzin. «Oggi parliamo di autonomia nel quarantesimo anniversario della morte di Antonio Bisaglia, senatore polesano, il primo a capire che poteva esserci una questione veneta. La Cisl è un sindacato riformista, quindi non intendiamo alzare le barricate contro la riforma, ma la legge deve salvaguardare l’unità d’Italia e garantire servizi a tutte le Regioni. Il sindacato deve essere presente e partecipare alla discussione sulla definizione dei Lep. Se pensiamo al Dm77 della nostra Regione, ragioniamo sempre di livelli di prestazione. La nostra partecipazione dev’essere massiva e competente, a tutti i livelli. Dobbiamo cogliere questa occasione per definire i diritti che vanno garantiti a tutti i cittadini».

LA VISIONE DI INSIEME

La segretaria generale della Fnp Cisl del Veneto Tina Cupani ha posto l’accento sulla sanità: «Sappiamo che a parità di risorse date, in molte Regioni i Lea – livelli essenziali di assistenza – sono garantiti, in altre no. Quindi come Cisl dobbiamo svolgere un’azione di pungolo verso quei sistemi regionali che non riescono a garantire i servizi ai cittadini». Al termine, le conclusioni sono state tratte dal segretario generale nazionale della Fnp Cisl Emilio Didonè, che ha messo l’accento sull’esclusione dei copri intermedi dai processi decisionali. «Gli ultimi governi – ha sottolineato – hanno fatto a gara nell’escludere le organizzazioni sindacali dal dibattito, nonostante l’Italia sia l’unico Paese dove il sindacato ha ancora numeri importanti. La posizione della Fnp Cisl sull’autonomia differenziata è questa: il sostanziale fallimento delle politiche per il Sud imporrebbe da tempo una riflessione su cosa e come cambiare. E per trovare una soluzione a quella che don Sturzo definiva una questione non meridionale, né settentrionale, ma nazionale, non si possono avere sistemi sanitari o istruzione diversi. L’obiettivo comune dev’essere il bene dei cittadini e la questione sociale. Il punto non è impedire a chi sta facendo bene di fare meglio nell’erogare i servizi pubblici e garantire l’impresa privata, ma di non farlo a spese del resto del Paese».