Su Tv7 parliamo dello stato delle pensioni, Legge di Bilancio e della manifestazione nazionale del 25 novembre

Previdenza e fisco | Servizi TV

09/11/2023



Ospite Giancarlo Pegoraro, segretario regionale Fnp Veneto. La Cisl ha indetto una manifestazione per sollecitare modifiche alla Legge di Bilancio

Con la Legge di Bilancio 2024 in discussione, ogni giorno ci sono notizie sulle pensioni. Notizie che spesso sono proclami, sui quali vogliamo fare chiarezza. Se è vero che la coperta è corta, è altrettanto vero che ancora una volta sono i pensionati la fascia più penalizzata, dato che la loro certezza di reddito è anche certezza di entrate per le casse dello Stato, tanto che quelle italiane sono le pensioni più tassate d’Europa. Con il punto fermo che gli assegni più bassi vengono tutelati, ma anche con la consapevolezza che in 10 anni abbiamo perduto il 30% del potere d’acquisto, un tasto dolente sarà ancora una volta la perequazione. Ma anche il fisco non ha novità sostanziali a nostro favore. Mentre come sindacato siamo impegnati a modificare il modificabile, tanto che la Cisl ha annunciato una manifestazione nazionale a Roma per il 25 novembre (a questo link tutti i dettagli e un’intervista al segretario generale nazionale Luigi Sbarra), spieghiamo cosa vogliamo da una vera riforma previdenziale e fiscale. Affronta l’argomento Giancarlo Pegoraro, segretario regionale Fnp Veneto, nella prossima puntata di “Parliamo di…” su TV7 (can. 19), in onda dall’11 al 14 novembre.

LEGGE DI BILANCIO 2024 IN DISCUSSIONE: PROCLAMI E REALTÀ

Nel presentare la Legge di Bilancio, il Governo ha detto: tuteliamo le pensioni basse, anzi le alziamo e abbassiamo le tasse ai redditi bassi. Dal punto di vista della Fnp quel che dice il Governo è parzialmente vero… o parzialmente falso. E lo sottolineeremo alla manifestazione.

Innanzi tutto, chiariamo come funziona la perequazione: a novembre di ogni anno viene stabilito il tasso di rivalutazione delle pensioni per l’anno successivo in base all’inflazione dell’anno in corso, e l’eventuale conguaglio viene corrisposto a gennaio di due anni dopo. A novembre 2022, quindi, è stato stabilito un tasso di rivalutazione del 7,3% per il 2023, ma il 2022 si è poi chiuso con un’inflazione definitiva dell’8,1%: il conguaglio 2023 sarà del +0,8%. In questi giorni dovrebbe uscire il decreto del MEF che stabilisce il tasso di rivalutazione per il 2024. Per ulteriori approfondimenti, potete leggere l’articolo su come funzionano le rivalutazioni nell’ultimo numero del nostro giornale Pensionati&Società, a pag. 12 (a questo link).

Quando il Governo dice che aumenta le pensioni basse, dice cose in parte scorrette. Spieghiamo il perché.

Rivalutazione piena delle pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo

Nella bozza di Legge di Bilancio per il momento rimane la rivalutazione piena, cioè il 100% del tasso di inflazione che sarà deciso, delle pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo (ca 2.250 euro lordi/mese). Ma queste sono da sempre tutelate, non è una novità. Anzi, è stata una conquista recente del sindacato, nel 2022, aver fatto passare il concetto che anche le pensioni da 3 a 4 volte il trattamento minimo sono basse. In Veneto il 71% delle pensioni è inferiore a 4 volte il trattamento minimo.

Rivalutazione parziale e sull’intero importo delle pensioni superiori a 4 volte il trattamento minimo

Questo è il vero tasto dolente: nel 2022 avevamo faticosamente riconquistato con Draghi il ritorno alla legge 388/2000, che prevedeva sì una rivalutazione parziale delle pensioni fino a 3 volte il trattamento minimo, soglia sollevata a 4 volte, ma applicata per scaglioni. Questo sistema concepiva come “protetta” la parte di pensione più bassa, limitando la progressiva perdita economica: lo abbiamo sempre considerato come il meccanismo meno penalizzante per i pensionati, posto che vogliamo in primo luogo la rivalutazione piena per tutti.

Il Governo Meloni per il 2023 ha recuperato il meccanismo, “inventato” da Letta nel 2014, di applicare la rivalutazione parziale all’intero importo della pensione, limitando fortemente l’adeguamento degli assegni all’inflazione e creando perdite economiche pesanti, che un pensionato si trascina per il resto della vita. Questo meccanismo è scritto anche nella prossima Legge di Bilancio.

Lo riteniamo ingiusto e, se nel 2022 c’è stato un limitatissimo spazio di intervento, siamo determinati a far sentire le nostre ragioni. In Veneto più 1,1 milioni del 1,3 milioni dei pensionati ha una pensione che deriva dalla propria contribuzione: mantenere il potere d’acquisto della pensione, soprattutto se maturata col lavoro, è un diritto sacrosanto. Senza contare che i pensionati sono un ammortizzatore sociale per le famiglie.

Anticipazione a dicembre del conguaglio di perequazione 2023 (+0,8%)

A dicembre viene anticipato il conguaglio di perequazione del 2023 (+0,8%), con gli arretrati, che sarebbe stato comunque corrisposto a gennaio 2024. A dicembre viene anche erogata la tredicesima. Questo anticipo a noi va in principio bene, ma attenzione all’operazione di facciata del Governo: a dicembre i cedolini saranno più pesanti e sembrerà che abbiano aumentato le pensioni. In realtà si tratta della corresponsione di diritti anticipata di qualche settimana. Magari, invece, dovremmo cominciare a ragionare di un modo diverso di agganciare il valore delle pensioni all’inflazione…

Super-rivalutazione delle pensioni minime

Al momento pare confermata la super-rivalutazione del +2,7% rispetto al tasso che sarà stabilito per il 2024 delle pensioni minime, come già stabilito nella Legge di Bilancio 2023. Attenzione però! Quest’anno abbiamo visto che questo incremento transitorio (era +1,5% per il 2023) aveva dei paletti tali per cui non sarebbe arrivato a tutti. Ne avevano diritto, infatti, solo i pensionati con pensione da lavoro (leggi il comunicato stampa a questo link).

Revisione delle aliquote Irpef fino 28.000 euro lordi/anno

La Legge di Bilancio 2024 prevede 3 aliquote Irpef con la prima al 23% per redditi fino 28.000 euro lordi l’anno (prima era fino 15.000, e 25% tra 15 e 28.000). Di certo va bene una riduzione dell’imposizione fiscale per i redditi medio-bassi. Ma il vero problema dei pensionati italiani è che hanno molte meno detrazioni dei dipendenti e un livello di tassazione molto maggiore rispetto ai “colleghi” europei.

RIFORME FISCALE E PREVIDENZIALE NECESSARIE (E ORGANICHE)

Come Fnp diciamo e vogliamo tre cose:

  • il valore delle pensioni si mantiene anche con un fisco equo.
  • chi è in pensione deve avere la garanzia di mantenersi con quella pensione. L’obiettivo finale è una rivalutazione piena e certa per tutti, perché se ogni anno si interviene in modo peggiorativo contro chi ha una pensione superiore a 4 volte il trattamento minimo, si crea il messaggio distorto che sopra quella soglia siano tutti ricchi.
  • chi lavora deve poter sapere qual è il suo orizzonte previdenziale: il patronato Inas ha calcolato che nel 2023 ci sono 57 modi diversi di andare in pensione: è ammissibile avere un sistema così arzigogolato? Non si può rimanere appesi a ogni Legge di Bilancio per vedere in che modo anche il prossimo anno verrà garantita della flessibilità in uscita.

Su questi argomenti guarda a questo link anche le interviste ai relatori del nostro recente convegno “Valore delle pensioni e tutela del potere d’acquisto: tra diritti e pragmatismo”.