Su Tv7 approfondiamo la figura del caregiver familiare, tra diritti e doveri

Salute e Prevenzione | Servizi TV

23/02/2024



Ospiti Tina Cupani, segretaria generale Fnp Veneto, Maria Trentin del dipartimento sociosanitario e Federico Boccaletti, associazione CARER

La disabilità, e quindi la non autosufficienza, ha diverse forme: si può nascere con una disabilità; ci può essere un evento improvviso che la determina (un ictus, un incidente, etc.); si può sviluppare nel processo di invecchiamento (le prime limitazioni all’autonomia compaiono in media attorno ai 74 anni). La disabilità è una condizione non solo che si vive, ma che si gestisce: è il lavoro di cura, che ricade per la maggior parte sui caregiver familiari (parenti della persona non autosufficiente), poi ci sono le assistenti familiari (badanti) fino ad arrivare alle RSA e ai centri servizi.

Nel segmento curato dalla Fnp Veneto a TV7 con voi – speciale sera, andato in onda il 20 febbraio e che qui potete rivedere, abbiamo approfondito la situazione dei caregiver familiari, per i quali manca un vero e proprio riconoscimento. In studio Tina Cupani, segretaria generale Fnp Veneto, Maria Trentin del nostro dipartimento sociosanitario e Federico Boccaletti, dell’associazione CARER di Modena: l’Emilia-Romagna 10 anni fa è stata la prima a dotarsi di una legge regionale sui caregiver, seguita negli anni da altre 10 regioni. Non il Veneto.

LA NON AUTOSUFFICIENZA RIGUARDA TUTTI

La non autosufficienza in Italia riguarda, direttamente e di riflesso, 13 milioni di persone tra persone con disabilità (3,9 milioni) e chi li assiste: caregiver familiari (7,2 milioni), assistenti familiari (1,1 milioni, ma il settore è caratterizzato da molto sommerso), lavoratori delle RSA e dei centri servizi, volontari.

Tra le persone non autosufficienti, la maggioranza è anziana e con l’invecchiamento della popolazione aumenterà anche la richiesta di assistenza (con famiglie però sempre meno numerose). In Veneto abbiamo stimato, dai dati Istat, 328mila anziani non autosufficienti e ci sono 34mila posti letto accreditati nei centri servizi (non tutti coperti da impegnativa).

È evidente che non si può ragionare solo di cura “istituzionalizzata” (con tutti i problemi relativi di cui la Fnp si occupa da tempo, si veda nel nostro sito la sezione Osservatori RSA), ma dobbiamo affrontare bene il tema del lavoro di cura a domicilio, che per lo Stato rappresenta peraltro un grande risparmio! A fronte, infatti, di 3 miliardi di spesa pubblica per ADI o SAD (la prima è l’assistenza domiciliare di tipo sanitario, la seconda di tipo sociale), le famiglie sborsano ogni anno 19 miliardi per pagare le assistenti familiari (quando in regola) e 23 miliardi di spese vive. In questo contesto si inserisce il lavoro gratuito e volontario dei caregiver familiari.

CHI SONO I CAREGIVER FAMILIARI

Al momento l’unica definizione di caregiver in Italia è quella data dalla Legge di Bilancio del 2018 al comma 255 che, sostanzialmente, parla di assistenza gratuita e volontaria a un familiare non autosufficiente. In base a questa definizione vengono erogate ogni anno delle indennità per i caregiver: sono soldi del Fondo nazionale per la non autosufficienza ripartiti per le Regioni che poi li distribuiscono. Tuttavia ci sono diverse discrepanze tra questa definizione e la realtà: per esempio la definizione collega il caregiver a un parente già riconosciuto invalido (per es. dalla Legge 104), ma non c’è chiarezza per chi si ritrova a essere caregiver all’improvviso.

Dei 7,2 milioni di caregiver familiari italiani, 2,3 milioni hanno un impegno assistenziale superiore alle 20 ore settimanali. Nella maggior parte dei casi sono le donne ad assumere la funzione di caregiver: esse hanno in media 45-64 anni e nel 60% dei casi sono state costrette a lasciare il lavoro per potersi occupare a tempo pieno del loro familiare. Da sottolineare che quasi 400mila caregiver sono giovani tra i 15 e i 24 anni!

L’ESEMPIO DELL’EMILIA-ROMAGNA

Di fatto la legge regionale dell’Emilia-Romagna del 2014 è il riferimento su cui è stata scritta la parte relativa ai caregiver delle norme nazionali ora in discussione grazie al PNRR, tra DM77 e, soprattutto, decreti attuativi della Legge Delega Anziani. In Emilia-Romagna si è fatto quel passo oltre la mera erogazione di indennità, capendo che fare il caregiver impatta pesantemente sul benessere psico-fisico della persona.

Una persona che si ritrova a essere un caregiver in Emilia-Romagna, ha un chiaro percorso di riconoscimento come soggetto attivo della rete di welfare, al quale sono garantite nel territorio tre tipi di infrastrutture.

  • In ogni distretto c’è una persona di riferimento, responsabile per i caregiver, che fornisce tutte le prime informazioni su cosa c’è da fare.
  • In tutte le realtà territoriali c’è uno sportello informativo: può essere uno sportello autonomo oppure collegato ai servizi sociali o ai punti di accesso ai servizi socio sanitari.
  • Nei Piani di zona è obbligatorio prevedere forme di supporto per i caregiver familiari come gruppi di mutuo aiuto, o moduli di sollievo, o sostegno psicologico.