Coronavirus, su TV7 parliamo di case di riposo dal punto di vista degli operatori

Servizi TV

07/05/2020



Ospiti Marj Pallaro, segretaria generale Fp Veneto, e Maurizia Rizzo, segretaria generale Fisascat Veneto

Su TV7 torniamo ad affrontare la difficile situazione delle case di riposo in Veneto: dopo la puntata in cui la segretaria generale della Fnp Veneto Vanna Giantin ha illustrato tutte le problematiche delle Rsa, abbiamo affrontato il punto di vista degli operatori con l'aiuto di Marj Pallaro, segretaria generale Fp Veneto, e Maurizia Rizzo, segretaria generale Fisascat Veneto nella trasmissione "Parliamo di..." andata in onda il 2 maggio e che qui potete rivedere.

Con più di 600 decessi e oltre 1.000 operatori contagiati, le case di riposo si sono rivelate le strutture più fragili nel contesto della pandemia da Covid-19. Fragilità dovuta a diversi fattori: inizialmente la Regione ha giustificato la sua non capacità di intervenire direttamente nelle Rsa per mancanza di governance. Questa supposta autonomia per molte strutture si è tradotta in isolamento e in difficoltà organizzative (organizzazione degli spazi, approvvigionamento dispositivi di sicurezza etc.) che hanno favorito la diffusione del contagio. Inoltre, gli operatori non socio sanitari (pulizie, consegna pasti, etc.) non erano inclusi nei piani di sicurezza.

Questa situazione ha evidenziato problemi preesistenti, a partire dall'annosa questione della mancate riforme delle case di riposo e del loro accreditamento, l'una attesa da 20 anni, l'altra che necessita un aggiornamento poiché nel tempo i bisogni degli ospiti si sono spostati sempre di più dal sociale al sanitario (basti pensare all'aumento della non autosufficienza). Inoltre, si sono evidenziate le problematiche della formazione degli operatori socio-sanitari, che è uno dei motivi alla base della carenza cronica di personale: i corsi hanno numeri programmati in base alle previsioni dei bisogni, sempre sottostimati, e c'è un tasso di abbandono alto. Infine, quella sorta di dumping contrattuale fra strutture, quando parliamo di un settore in cui il contratto sarebbe auspicabile fosse unico: un OSS tende a spostarsi dalla cooperativa all'Ipab pubblica, e dall'Ipab pubblica al Sistema sanitario nazionale per le migliori condizioni

Da questa emergenza, quindi, nascono alcune necessità ben precise. Bisogna pensare ora alla sostenibilità economia di domani: molte Rsa chiuderanno i bilanci in deficit e non si possono scaricare i buchi sulle rette. Poi, non è più differibile una riforma del settore: le case di riposo pubbliche e private devono entrare nel sistema distrettuale delle Ulss e devono avere una unica centrale di acquisti. E, come detto, deve essere rivista anche la legge sugli accreditamenti. Infine, bisogna dare più qualità alla figura dell'operatore socio-sanitario programmando meglio il sistema di formazione e dando ai contratti degli elementi comuni di base, in modo da evitare un turn over continuo che fa saltare la continuità assistenziale.