Su Tv7 parliamo di sanità veneta e di quale effettiva svolta sia possibile con il PNRR

Non autosufficienza | Salute e Prevenzione | Servizi TV

16/06/2023



Ospiti Tina Cupani, segretaria generale Fnp Veneto, e Marj Pallaro, segretaria generale Fp Veneto

Il 22 giugno i delegati della Funzione pubblica e della Federazione nazionale pensionati della Cisl si ritroveranno a Padova in un grande appuntamento per confrontarsi, operatori e utenti, sulla situazione della sanità veneta. Il PNRR ha creato le basi per un ridisegno dei servizi territoriali con il DM77, e dell’assistenza agli anziani non autosufficienti col DDL Anziani: a che punto siamo? Con le dichiarate difficoltà a mettere a terra tutti i progetti, cosa si può concretamente fare per garantire ancora un sistema sociosanitario pubblico e universale? Il confronto sarà dettato da grande pragmatismo: oggi, infatti, stiamo vedendo i risultati di oltre 30 anni di disinvestimenti nella sanità, in una situazione resa drammatica dalle conseguenze della pandemia. Situazione molto difficile anche in Veneto, che non ha più quel primato di eccellenza di cui si è vantato per anni. Nell’ultima puntata di Parliamo di…, andata in onda il 10 giugno e che qui potete rivedere, le segretarie generali Tina Cupani (Fnp Veneto) e Marj Pallaro (Fp Veneto) hanno anticipato i temi del confronto.

IL PNRR: LE OPPORTUNITÀ

Il DM77 “Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale” ridisegna l’assistenza territoriale con una rete di servizi molto articolata sin dalla presa in carico: un numero unico per le cure non urgenti, le Centrali operative territoriali, le Case di comunità con la presenza di medici di base, infermieri e alcuni specialisti, un rinforzo dell’assistenza territoriale…

Il DM77 non nasce dal nulla: il progetto che delinea si ispira a realtà dove l’assistenza territoriale è già sviluppata, con gli esempi dell’Emilia-Romagna e del nostro Veneto. Sulla carta, quindi, alla nostra regione Veneto non manca molto per realizzare da un punto di vista strutturale i piani del DM77. Basta pensare al fatto che Centrali operative territoriali e Ospedali di comunità erano previsti anche nei nostri Piani sociosanitari regionali… ma l’implementazione latita. Anzi, si vedono solo tagli, un esempio: sono spariti i reparti di lungodegenza, ma non sono stati sostituiti da abbastanza posti in Ospedale di comunità. E il problema delle dimissioni protette si sta ingigantendo.

IL PNRR: LE CRITICITÀ

Il problema del PNRR, lo diciamo da tempo, è che finanzia solo le strutture. Ma senza personale nessuna riorganizzazione può effettivamente funzionare. E il personale sociosanitario scarseggia: mancano all’appello 1.200 medici, 8.000 infermieri e 2.000 operatori sociosanitari. E dopo due anni di pandemia sempre più spesso, soprattutto fra gli infermieri, si verificano dimissioni per andare a lavorare, molto più ben remunerati, nel privato, oppure dimissioni per cambiare radicalmente impiego. Perché i lavoratori della sanità sono esausti.

Al di là di rivedere completamente il sistema di formazione è necessario dare a infermieri e operatori sociosanitari vere prospettive di crescita attraverso il lavoro che fanno, crescita economica e umana. Anche perché il dumping contrattuale in queste professioni è ancora ben presente, con la fuga degli operatori dalle cooperative alle Rsa, e dalle Rsa al sistema pubblico, per le migliori condizioni contrattuali.

NON AUTOSUFFICIENZA E RIFORMA RSA

In un Veneto che non ha ancora fatto le riforme delle Ipab pubbliche, che ora fanno fatica a stare nel mercato, e dove ci saranno sempre più anziani e sempre più non autosufficienti, i servizi per anziani non autosufficienti hanno una distribuzione anomala da Ulss a Ulss e nel medio-lungo periodo quelli residenziali saranno sempre più insufficienti.

Entro il 2040, infatti, dovranno essere attivati altri 10.000 posti letto per mantenere la proporzione di oggi (83% assistiti a casa, 17% in struttura). Ora, i posti stanno venendo sempre più garantiti dal privato (copre il 49,6% dell’offerta, percentuale in crescita dal 2016), che evidentemente ha capito il business. Il problema successivo è, però, permettersi una casa di riposo. Posto, infatti, che una RSA in Veneto costa in media 21.900 euro l’anno (più di 1.800 euro al mese) al netto dei contributi regionali, quasi due terzi dei pensionati non possono permettersi una casa di riposo: devono attingere ai risparmi o all’aiuto dei familiari. Tutto ciò è dimostrato dalla mappatura regionale dei centri servizi che la Fnp Veneto sta promuovendo, anche per confortare la richiesta che i centri servizi vengano formalmente inseriti nella rete di servizi territoriali.

E chi viene assistito in casa, che è la stragrande maggioranza? Il PNRR di fatto stanzia fondi per aumentare i servizi domiciliari, più che la residenzialità, e questa partita non può essere persa. Tuttavia anche qui siamo in ritardo, come ha rilevato la Corte dei Conti su Centrali operative territoriali e telemedicina. Un aspetto non secondario è sostenere i caregiver familiari e qualificare le assistenti familiari.

LE NOSTRE PRIORITÀ ALLA REGIONE

Nell’ambito del confronto che è ripreso con la Regione, anche a seguito della grande mobilitazione regionale e unitaria “SOS Salute” del 30 marzo, la Fnp in particolare ha sottolineato tre priorità da affrontare subito: le liste di attesa (qui i dettagli sul questionario che abbiamo lanciato a marzo: i risultati sono in rielaborazione), la carenza dei medici di base e le dimissioni protette.