Il Long Covid interessa di più gli anziani

Il Long Covid interessa di più gli anziani

Salute e prevenzione

15/11/2021



Lo dice il report dell'Istituto Superiore di Sanità: gli studi sono agli inizi, tuttavia l'80% degli anziani manifesta sintomi conseguenti alla fase acuta della malattia

Gli anziani presentano il Long Covid con una frequenza superiore rispetto alla popolazione giovane. È quanto emerge dal primo report sulle conseguenze a lungo termine per chi ha avuto il Covid, che l'Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato: gli studi sono, ragionevolmente, agli inizi. Ma proprio perché è un dato di fatto che chi supera la fase acuta del Covid deve comunque affrontare degli strascichi, il monitoraggio dei sintomi manifestati è di fondamentale importanza per continuare a conoscere meglio la malattia, che da quasi due anni sta monopolizzando la nostra vita.

COS'È IL LONG COVID

A distanza di oltre un anno dall’inizio della pandemia, un numero importante di persone colpite da Covid-19 presenta manifestazioni cliniche non si esauriscono nelle prime settimane della fase acuta sintomatica, ma possono prolungarsi precludendo un pieno ritorno al precedente stato di salute.

Queste manifestazioni cliniche sono molto variabili e ad oggi non esiste un consenso sulle loro caratteristiche: i sintomi attribuiti al Long Covid, infatti, sono numerosi ed eterogenei, e possono riguardare soggetti di qualunque età e con varia gravità della fase acuta di malattia.

Le possibili manifestazioni del Long Covid possono essere suddivise in due categorie: manifestazioni generali e manifestazioni organo-specifiche. Tra le prime vengono rilevate: fatica persistente/astenia, stanchezza eccessiva, febbre, debolezza muscolare, dolori diffusi, mialgie, artralgie, peggioramento dello stato di salute percepito, anoressia, riduzione dell’appetito, perdita di massa muscolare. Tra le seconde: problemi polmonari come dispnea, affanno e tosse persistente. Tra gli altri sintomi compaiono anche disturbi cardiovascolari, neurologici, gastrointestinali, psichiatrici.

GLI ANZIANI E IL LONG COVID

Fra anziani valutati a due mesi dall’esordio del Covid-19, fino all’80% riferisce la persistenza di almeno un sintomo, in particolare affaticamento, dispnea, dolore articolare e tosse. Questa percentuale può essere legata alla ridotta riserva funzionale negli anziani, cui consegue una altrettanto ridotta capacità di recupero dalle situazioni di stress. Il Covid, inoltre, può interagire con le patologie croniche di cui spesso soffre la persona anziana. La conseguenza è un generale peggioramento dello stato funzionale e il rischio di sviluppare disabilità.

Anche se le caratteristiche del Long Covid nei pazienti anziani sono in generale sovrapponibili a quelle nei pazienti più giovani, la presenza di alcune condizioni è però di particolare rilevanza: speciale attenzione, infatti, va dedicata all’insorgenza di disturbi neurodegenerativi, psichiatrici e di deterioramento cognitivo. Alcuni dati indicano che durante i primi 90 giorni dopo una diagnosi di Covid-19, la probabilità di sviluppare demenza è aumentata e il rischio di demenza è stimato intorno al 2% tra i pazienti con più di 65 anni. Anche lo stato nutrizionale è spesso alterato nei pazienti anziani con il Covid: uno stato di malnutrizione è stato osservato nel 26-45% dei pazienti Covid.

In considerazione delle diverse problematiche legate al Long Covid che interessano il paziente anziano - scrive l'ISS - «assume particolare importanza nell’anziano svolgere una valutazione multidimensionale che consenta l’inquadramento non solo di problematiche cliniche, ma anche funzionali, cognitive e nutrizionali».

Per ulteriori approfondimenti, consultare il report allegato.